Sequestrati a Roma 130mila dpi fuori norma, con loghi e colori delle squadre di calcio
Un carico da 70mila mascherine, 21mila filtranti (Ffp3) e 49mila di tipo chirurgico, provenienti dalla Cina e acquistate da una società del settore antinfortunistica di Falconara Marittima, in provincia di Ancona, venerdì è stato bloccato a Bologna dalla Guardia di Finanza.
Dalle bolle preparate dalla società, per eludere requisizioni, la merce sembrava dovesse essere destinata a due ospedali in Campania e a un’associazione della Protezione civile in Umbria, ma il numero di dispositivi ordinati era nettamente inferiore. L’importatore è stato denunciato per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, le mascherine sono state requisite.
A Roma oltre 130 mila mascherine protettive monouso non conformi alle normative sono state scovate dalla Guardia di Finanza in un magazzino di una società riconducibile a un cittadino cinese, sorpreso mentre stava riproducendo false etichette con il marchio ‘CE’.
Altri 10 mila prodotti – tra gel igienizzanti e guanti di protezione non sicuri – sono stati sequestrati all’interno di locali e magazzini di 16 esercizi commerciali: alcuni riportavano il marchio CE in maniera illecita, altri erano sprovvisti delle certificazioni rilasciate dall’Iss e dall’Inail.
Nel corso degli accertamenti sono emerse anche manovre speculative sui prezzi, in alcuni casi superiori del 400% a quelli di mercato. Inoltre, la compagnia di Frascati ha scoperto in una rivendita di Ciampino alcune mascherine protettive in stoffa che, oltre ad essere sprovviste del marchio CE, riproducevano i colori e i loghi delle squadre di calcio di serie A. Complessivamente, sono stati denunciate 17 persone, responsabili dei reati di frode in commercio, manovre speculative su merci, detenzione per la vendita di capi con marchi contraffatti e ricettazione. A nove imprese è stata contestata l’inosservanza dell’obbligo di chiusura.
Nel porto di Genova sono stati requisiti oltre tre milioni di guanti e oltre 64 mila camici chirurgici sterili provenienti dal Golfo del Bengala. Il materiale era apparentemente diretto a una società tedesca ma in realtà era destinato a società italiane non appartenenti al Servizio sanitario nazionale, visto che per i camici era stata pagata l’Iva. Il materiale è stato consegnato all’ospedale San Martino di Genova.