Operazione antiusura della PdS scattata in mattinata.
COSENZA – Gli uomini della Polizia di Stato hanno eseguito stamattina 5 misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura della Repubblica. Le cinque persone sono accusate a vario titolo di usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Delle cinque persone, tre sono finite in carcere. Si tratta di B.A. 43 anni di Cosenza, B.M. 52 anni di Mendicino e M.S. 51enne di Cosenza. Agli arresti domiciliari è finito P.P. 73enne di Cosenza mentre per C.S. di 64 anni, cosentino, è stata eseguita una misura di divieto di dimora nei comuni di Cosenza e Rende.
“Questa operazione parte dalla denuncia di una persona che stava per suicidarsi e dobbiamo continuare a dire alla collettività che se voi denunciate lo Stato c’è, è con voi e interviene con specifiche provvidenze. Se voi denunciate noi operiamo”. Queste le parole del procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo. Infatti, le indagini, sono scattate dopo una denuncia presentata in Questura nel giugno 2018. I poliziotti hanno accertato che ben 16 persone, in stato di necessità, si erano rivolte agli strozzini trovandosi poi a dover restituire il denaro ottenuto con tassi di interesse stratosferici: al mese raggiungeva il 57%, fino al 230% a bimestre e all’850% a trimestre. In alcuni casi, le vittime erano costrette a consegnare le proprie tessere bancomat o postapay. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, in un caso, un uomo si è rivolto all’usuraio perchè non aveva i soldi per far operare la figlia piccola. Una donna, invece, si era rivolta agli strozzini per le condizioni economiche disastrose legate al suo vizio, giocare alle slot machine ed era talmente disperata che ha minacciato di suicidarsi e pertanto si è ricoverata in un centro terapeutico per guarire dalla ludopatia.
Tra le vittime disoccupati, artigiani, operai, muratori, imbianchini e pensionati. Nel corso delle perquisizioni effettuate dagli investigatori della polizia di stato nelle abitazioni dei 5 indagati sono stati rinvenuti documenti, agende e anche una sorta di “libro mastro” nel quale erano annotati debiti e crediti delle vittime con tutti i loro nomi.