In piazza dopo incidente mortale Gioia Tauro, diritti e dignità
Hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza per protestare dopo la morte di Gassama Gora, investito e ucciso a Gioia Tauro nei giorni scorsi mentre rincasava a bordo di una bici, i braccianti ospiti della tendopoli di San Ferdinando, in Calabria. L’investitore non si era fermato ed è stato rintracciato e arrestato dopo qualche ora.
Dalla tendopoli si è snodato una corteo per chiedere “casa, diritti e dignità”. “Oggi nessuno va al lavoro – hanno spiegato gli organizzatori della manifestazione – perché un amico e fratello, dopo una vita di razzismo e sfruttamento, da quel razzismo è stato ucciso. La rabbia è troppa, non restare zitti, scendere in strada per ricordare Gora e lottare contro tutto questo è l’unica arma che ci resta”.
“Un altro fratello ucciso, un’altra morte – è scritto in una lettera aperta dei migranti – che si poteva evitare. Per questo, per tutta la giornata di oggi noi lavoratori della terra saremo in sciopero. Non troverete nessuno di noi nei campi, nei magazzini e nelle serre. Siamo stanchi di essere sfruttati e ammazzati dagli stessi che di giorno ci obbligano a lavorare senza contratti né garanzie nei campi, a vivere come animali e la sera ci tirano giù come birilli, perché la vita di un africano non conta. Non siamo braccia, siamo uomini”.
“Da decenni ormai – riporta ancora il testo della lettera – veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Vogliamo casa ,diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai”.